E' un blog, uno spazio libero di passaggio, un lavoro a mani libere su cui lasciare la propria impronta. Un blog aperto a tutti coloro che vogliono lasciare una testimonianza di come sia loro vita da quando hanno ricevuto la diagnosi di sieropositività.

Questo non vuole essere un blog di informazione medica o di autoaiuto, ma uno spazio comune dove chiunque possa ritrovarsi attraverso le parole di altri, che come lui stanno vivendo la stessa esperienza.

I testi contribuiranno a dar vita ad uno spettacolo che racconta la vita, le emozioni, i pensieri di chi è HIV +.

Puoi commentare i testi già presenti o inviarci qualcosa di tuo a:


hoimparato@gmail.com.

domenica 29 gennaio 2012

Anonimo

Crediamo che questo blog abbia come scopo quello non solo d'essere un momento "artistico" ma anche d'essere un punto di incontro e oggi questo è diventato un po' più vero grazie a qualcuno che ci scritto regalandoci un po' di sè. Grazie di cuore a te.


Dicono 08.08.08

Non sappiamo niente di te.
Di quegli occhi lucidi che incontri per strada.
Dei sorrisi ormai spenti.
Abbiamo un dolore, dentro.
È bastato un solo attimo, una disattenzione.
Dicono.
Non sappiamo niente di te.
Del dolore di ogni giorno.
Delle notti passate ad ascoltare il respiro
sperando che sia l’ultimo.
Troppo facile, impossibile.
Dicono
Non sappiamo niente di te
Della bocca che vorrebbe parlare, gridare.
Delle paure che non sappiamo.
Non sapete niente di me
Delle lacrime lasciate per strada
Del sorriso che non riesco ad avere
Ho qualcosa dentro
È accaduto, e basta.

Chi saprà, penserà d’avermi incontrato per strada.
C’è sempre qualcuno che segue l’ombra che lascio.

C’è sempre un posto dove andare.
Una solitudine da incontrare.
Un silenzio da ascoltare.
Una mano da toccare.
La mia vita.
Da amare.
Dicono.
Dico, no.




giovedì 10 novembre 2011

Prossime tappe...



Il viaggio continua... ecco le prossime date, non siamo ancora stanchi, vi chiediamo di scriverci e commentarci, anche duramente se è il caso, in ogni modo ci aiutereste a migliorare il nostro lavoro.


1 dicembre a TRIESTE all'interno di "+ o - positivi, Giornata Mondiale di 
lotta all'Aids".
9 dicembre a VICENZA all'interno della rassegna teatrale "Appunti per 
narrazioni ribelli", intervengono Rebecca Zini (Responsabile Nazionale del 
Cassero - Settore salute) e il dott. Andrea Barelli (medico infettivologo 
dell'ospedale di Mestre, VE)
10 dicembre Sarzana (La Spezia) all'interno della rassegna "N.I.N."
16 dicembre a TORINO all'interno della rassegna teatrale "Die Mauer"

lunedì 11 luglio 2011

Cose fatte, cose da fare

Dopo molto tempo eccoci qui a raccontare come prosegue il nostro viaggio, le cose fatte e da fare.
Un viaggio non sempre facile che ci ha convinti della necessità di questa esperienza .


11 marzo
Teatro a Mezz’Aria
Presso il  C.S.O. Pedro – Padova

29 maggio
TeatrotraiPiedi Festival
Presso il Caffè Bukowski
Valdagno – Vicenza

26 giugno
Presso il Circolo Arcigay il Cassero
Bologna

12 agosto
Presso Osteria 150
Campo Marzio - Vicenza

mercoledì 2 marzo 2011

Piccolo e Scuro


Eccomi qui. A scriverti e, in parte, a scrivermi. Per mettere insieme i pensieri di settimane di riflessioni e di fatica, lasciati sedimentare per altrettante settimane, e che ora richiedono, finalmente, di essere verbalizzati. Per rimettermi insieme. Preferisco scriverti una lettera, una lettera lunga che raccolga tutto ciò che è rimasto e si è trasformato.
Sono qui, in attesa del mio ennesimo turno, seduto su questa sedia, con davanti un foglio bianco, titubante, nervoso sulla sedia, che cerco di acchiappare le fila di un pensiero che è sfuggevole, che stenta a farsi riconoscere. Su di me le cose scivolano, passano, però tutto lascia un segno (sai?), un tatuaggio, indelebile sulla mia carne, che cresce e muta di giornata in giornata. Non mi capita spesso di soffermarmi davanti ad uno specchio ad osservare le cicatrici d’inchiostro che sono la mia vita. Lascio che il mio corpo si disegni da solo, mi sento un ospite di quel disegno che ancora non ho inteso.
Credo nella possibilità di un’esistenza diversa, di cui accetto i rischi col sorriso sulle labbra (come faceva il Marinaio nel pericolo e nell’insidia dei suoi strani affari) accettando con un fremito imperscrutabile di piacere di contrarne il contagio, che mi resta come segno indelebile e indecifrabile sulla pelle, come i tatuaggi che il Marinaio si è fatto fare, uno ad Amburgo e l’altro a San Diego o a Hong Kong, non ricordo bene, è difficile essere precisi.
Contagio, sì sono contagiato. Contagiato dalla città in cui vivo, dall’ultima settimana passata insieme io e te, dalle forti passioni che vivo, contagiato da me stesso e dalle persone che frequento, dalle persone che amo e che non riescono a non chiedermi perché.
Sono qui, seduto in bilico sulla sedia, e mi sento estremamente fragile. Fragile perché la mia curiosità mi ha aperto le porte dell’esperienza e il mio cuore ha pulsato battiti che sono già vento, vento passato. Il mio cuore è scoperto e rosso, piccolo e scuro, indifeso, che respira a fatica. Il mio cuore giace lì, con le costole aperte pronto a prendersi le sberle che le mie stesse mani gli danno. Lo induco ad emozionarsi per poi rattrappirsi, brilla negli occhi di qualcuno e poi serro le palpebre. Per paura. Ne ho ancora tanta.  Il mio cuore è solo, in fibrillazione.
Sono in una fase di accettazione, sai? Credo nel limite e non più nell’oltre. O meglio: vivo l’oltre nello sfavillare del limite (come le stelle, ricordi?). Accetto, devo e voglio accettare, la tempesta che si sta abbattendo sul piccolo porticciolo delle mie certezze, la pioggia acida che sta erodendo il monumento di me che mi sono costruito.
Mi sento piccolo piccolo, qui sulla sedia, e mi piace sentirmi così mentre ti dico che ti voglio bene.

Deliro nell'urlo


Ci sono momenti in cui non puoi far altro che urlare, urlare con tutta la forze che hai in corpo, urlare fino a sentire la tua voce incrinarsi come un vetro sul punto di esplodere, urlare fino a sentire che ti stai lacerando non solo le corde vocali ma anche l'anima. Ci sono momenti in cui non puoi fare altro altrimenti senti che potresti impazzire, altrimenti sai che finiresti per non essere più tu, ci sono momenti in cui è l'unica cosa che puoi fare perché le parole non sarebbero mai in grado di accorciare la distanza tra te e gli altri
Agitato è il mio cuore. Urlerò per rabbia, per nostalgia. Ti amo. Colpisci più che puoi il mio cuore. Questo fuoco ha bisogno di altro fuoco. Non poter dimenticare, non voler dimenticare per nessuna ragione al mondo. Solo rabbia, sbatto contro i muri, artiglio le pareti, abbatto gli specchi. Deliro dolcemente, sempre più fatalmente. Sono un’essenza rara , come il profumo delle rose. Fiori, campi di fiori palpitanti nel vento. Non senti battere il cuore. È solo un palpito, un soffio lieve. Leggeri, fragili, cristallini, pacificati. Amo solo il vento, è solo un soffio, sussurrami “Ti amo”.

Una donna


Mi chiedo spesso se ci siano limiti all'amore, no veramente esistono limiti all'amore? Passiamo metà della nostra vita a raccontarci che l'amore ci salverà da ogni dolore, dalle giornate buie, dalle parole che feriscono come pietre appuntite, dai nostri fallimenti ma non è così.
Solo così mi spiego perché il mio compagno di allora non mi ha lasciata, era il 1985 quando mi sono decisa a fare il test. Non ci fu nessun motivo in particolare, all’epoca vivevo tra Ibiza e Zurigo, ero giovane, innamorata e incredibilmente felice. Tutto cominciò lentamente: prima come un brusio poi come una bufera, molte persone che conoscevo prima si ammalavano e poi morivano; così alla fine mi decisi a fare il test.
Non posso dire che l'esito mi trovò impreparata… e l'amore in qualche modo mi salvò: non è sempre così? Anche gli amori che poi finiscono per noia e per apatia sanno essere eroici da resistere a qualcosa di così grande
Sicuramente sono stata fortunata: nessun grosso problema, nessuna malattia correlata, forse l'unica cosa che mi ha tolto questa malattia è stata la possibilità d’essere madre… non esistevano all’epoca i medicinali che esistono ora e la possibilità che il mio bambino potesse essere positivo era alta, troppo alta per me almeno.
Poi ho avuto altre storie, alcune sono andate bene altre male. Alcune per la malattia, altre semplicemente perché così deve andare.
Non ho messo nessuno in pericolo e per questo posso dormire tranquilla: avendo le informazioni che abbiamo, ognuno deve essere responsabile della propria salute e responsabile delle sue azioni.
Non sono sempre state rose e viole: dopo tanti anni di terapia, ho tutti gli effetti nocivi che questa può dare. Ma non è così dura come sembra.
Non so se si possa dire di me che ero bella, direi più un tipo: le spalle ampie e dritte, i capelli neri folti e ricci, due occhi grandi che sapevano far percepire tutta la fragilità che basta ad un uomo per sentirsi un principe senza paura al mio fianco, forse sì a modo mio sono  stata bella.
Certo a guardarmi ora forse non lo diresti, ma forse perché non sono più giovane, chissà se riesci a vedere nel mio viso i segni, chissà se riesci a leggermi tutti gli ultimi 20 anni, no che non ci riesci. Cinque anni fa il mio viso ha cominciato a cambiare, i miei occhi sono diventati sempre più grandi, sembrava dimagrissi guardandomi in faccia ma il mio peso non cambiava. Non ci ho messo molto a capire che stava succedendo a me, sapevo esattamente che nome dare a questa nuova prova: lipodistrofia. Ogni giorno ho continuato a guardarmi in faccia e vedevo i miei occhi farsi sempre più grandi  ma in realtà non erano gli occhi a diventare grandi erano le mie guance che scomparivano lentamente giorno dopo giorno. E tutti a chiedermi se stessi dimagrendo o se fossi stressata e io a dire di sì e ogni volta il cuore voleva saltarmi in petto.
Forse non sono mai stata bella, non lo so, ma sicuro non sono mai stata quello che stavo diventando, parlare con i medici non aveva senso, che potevano dirmi se non che questo era il prezzo per restare viva, ma cazzo era un prezzo così alto.
Lo vedo sì, vedo che mi stai guardando cercando qualcosa, ma non troverai niente, non puoi trovare niente, sono semplici iniezioni di filler al volto, un paio di volte all'anno e tutto torna come nuovo, più o meno.
Non c'è molto da dire, le cose cambiano, tutto cambia, tutto cambia sempre che lo si voglia oppure no, comunque il mio volto sarebbe cambiato prima o poi, così magari è anche più bello (non perdo il mio carattere ottimista), che ne so io di come sarebbe diventata la mia faccia, che ne so, non me lo chiedere, io ho smesso ormai da tempo.