E' un blog, uno spazio libero di passaggio, un lavoro a mani libere su cui lasciare la propria impronta. Un blog aperto a tutti coloro che vogliono lasciare una testimonianza di come sia loro vita da quando hanno ricevuto la diagnosi di sieropositività.

Questo non vuole essere un blog di informazione medica o di autoaiuto, ma uno spazio comune dove chiunque possa ritrovarsi attraverso le parole di altri, che come lui stanno vivendo la stessa esperienza.

I testi contribuiranno a dar vita ad uno spettacolo che racconta la vita, le emozioni, i pensieri di chi è HIV +.

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giovedì 2 dicembre 2010

Un minuto di silenzio.

Mi guarda negli occhi. Mi fissa (continua). Io sorrido (me l’ho ricordo, l’ho imparato). Paralizzato. La guardo arrossire mentre cerca di darsi (darmi?) una risposta. Il silenzio (mi) riempie (le riempie) la stanza, la storia. La mia storia.
Io ho un segreto.
L’ho scoperto (da tempo) or ora.  Anzi, no. Già. Lo sapevo. L’ho deciso io che fosse un segreto. Non sono riuscito a rispondere. Il problema. Il problema è questo.
Non so (non capisco) non voglio capire in che direzione sto andando. A quale velocità viaggia il mio pensiero. Di che colore sono i miei occhi, dove mi trovo, quanto grave sia la mia malattia. Vorrei un coltello per squarciarmi e mostrare a tutti la mia ferita. Una ferita d’aria, di vento e di sangue.
Io ho un segreto (non è successo per caso). Qualcuno ha scritto (chi me l’ha detto?) che tutti noi viviamo per (grazie a) un segreto. E noi viviamo (sì, viviamo), a patto di non svelarlo mai. Questo segreto (sì, ovvio). Fanculo.  A lui. Aveva ragione.
La guardo ancora negli occhi, questi occhi grandi e azzurri che si aspettano qualcosa da me.
Troia, penso. Perché, perché sei così stronza? Perché me lo chiedi così dolcemente? Non sai a cosa vai incontro? Non te ne importa? O per te sarebbe lo stesso?
Io ho un segreto.
Sono malato avrei voluto dirle. Due parole così. Lei avrebbe capito: avrebbe provato pietà per me.
Che schifo.
Il suo sguardo mi abbraccia. No, non cedo. Sto zitto.
Sono (mi sento) ferito. Non ha fatto nulla per ferirmi. Come al solito. Strano. Mi ferisco sempre lo stesso.
Ho un segreto che coltivo con cura, lo coccolo.
Spero non cresca.
Lei chiude gli occhi, chissà cos’ha capito.
Mi prende la mano.
Osserva le dita.
Le mie dita sono affusolate. Mi piace suonare il piano. Preferisco Chopin (grazie). Ho iniziato a suonare quand’ero bambino. Mentre suonavo guardavo mio fratello che giocava. Dormivamo insieme.
Lei mi guarda la mano. Me la accarezza. Profuma di vecchia la vecchia. Non sono cieco. Ha i capelli puliti. Non puzzano. Sono bianchi.
Mi sorride (di nuovo). Mi dice che vivrò a lungo. Le sussurro grazie.
E mi sento morire.
Se sbagli, donna, è perché te lo permetto (sappilo).

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