E' un blog, uno spazio libero di passaggio, un lavoro a mani libere su cui lasciare la propria impronta. Un blog aperto a tutti coloro che vogliono lasciare una testimonianza di come sia loro vita da quando hanno ricevuto la diagnosi di sieropositività.

Questo non vuole essere un blog di informazione medica o di autoaiuto, ma uno spazio comune dove chiunque possa ritrovarsi attraverso le parole di altri, che come lui stanno vivendo la stessa esperienza.

I testi contribuiranno a dar vita ad uno spettacolo che racconta la vita, le emozioni, i pensieri di chi è HIV +.

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martedì 18 gennaio 2011

La prova del cuoco


Secondo me gli piaccio.
E adesso che cazzo gli cucino?
E’ venuto  qui per la giornata contro l’aids.
Sarà, ma io gli piaccio. Me ne sono accorto subito. Chissà se qualcuno lo conosce in associazione.
Ti piaccio, pelatino, eh? Sei un nanetto molto simpatico, lo sai, no? E se vale ciò che dicono sui nani… oggi pomeriggio mi diverto… intanto cucino qualcosa di leggero.
Che coraggio che ha però… sa che sono sieropositivo e mi guarda comunque… maiale.
Già, sei proprio un gran maiale, carino. Un po’ più di peperoncino, su. 
E che cazzo vuole sapere da me poi? Come si vive con l’hiv? Ma secondo te come si vive? È una festa, guarda!
Aglio, che a te ti puzzi almeno l’alito, imbecille…
Come se non fossi diventato un attivista per rincorrere la mia malattia, per starle addosso, starle sotto, per prenderla, ammanettarla e tenerla sempre più stretta accanto a me, prigioniera dentro di me. Io, il carceriere della mia malattia. Il carcere è un ottimo antidoto alla paura. L’ho odiata la mia malattia. Sì, la odio ancora. Ogni volta che devo dire che sono sieropositivo. Ogni volta che lo devo ammettere. Ogni volta che lo dico e devo decifrare il primo sguardo del mio amante…è il primo sguardo che conta… dal primo sguardo so se devo andarmene in fretta, se devo correre via per non sentirmi dire le solite stronzate, le stronzate di chi non sa, le stronzate di chi si ritiene ancora (chissà per quanto) più fortunato di me. Odio dover odiare gli ignoranti.
E tu invece, nanetto, vieni qui, io ti invito a pranzo, e sembri interessato a sapere tutto di me. Ma io non ti dico niente sai? Chi ti conosce a te? E’ già tanto se ti cucino qualcosa… a casa mia… nella tana del lupo. Lo faccio solo perché voglio vedere se ci provi.
10 anni di terapia e i miei muscoletti sono ancora tutti al loro posto… che paura che avevo. Una morsa allo stomaco ogni volta che mi guardavo allo specchio. Che cercavo disperatamente qualcosa di diverso.
Manca sale.
Manca sempre qualcosa in questa minchia di vita.
Io ti porto fino al limite massimo e poi (gentilmente) ti invito ad andartene. Anzi  ti faccio tanto di occhi (… gli occhi…) che no… che mai me lo sarei aspettato… da un nanetto come te. E pensare che ti avevo pure invitato a pranzo. Che ingenuo che sono.
Ancora cinque minuti ed è pronto.
Ne parliamo dopo della mia vita, dai. Intanto continua a guardarmi. Desiderami. Invano. Capita spesso anche a me.
Fotografami sì. Stai per scattarmi delle fotografie, no? Nella mia vita di tutti i giorni. La giornata qualsiasi di un sieropositivo (frocio) qualsiasi. Sono qui. Ammirami nel regno dei miei fornelli. In cucina c’è un sieropositivo-frocio-qualsiasi! E sa cucinare! Ma te sai se veramente esiste un frocio-sieropositivo-qualsiasi? Che credi che sono un marziano?
 So io che te ne fai poi delle mie foto… che credi che sono un marziano? Chi credi di fotografare? La madonna? Quella è già passata da un pezzo! Di miracoli non ne fa più.
Sei anni di lotta per niente. Guarda: lecco il cucchiaio.
E intanto la gente s’ammala lo stesso. Dovremmo essere per le strade e invece sono qui a farmi fotografare da te. A farti il mio piatto preferito. Intanto mangiati ‘sta roba. Aspetta: scotta, te la faccio assaggiare appena è pronta.
L’ho preparata per te. Per te che vuoi sapere della mia vita. Del sapore della mia vita. Per te che stai zitto e mi guardi. Per te che mi rispetti. Che non mi fai le solite stupide domande. Che mi costringi a farmele da solo. Potrei dirti qualsiasi cosa e tu rimarresti in silenzio. A bloccare il millesimo di secondo con la tua macchina bastarda.
Beh. Poi voglio una copia di tutto. E decido io se le puoi pubblicare.
Perché sei venuto trovarmi? Credi di poter servire a qualcosa? Alla causa magari? Non ci siamo riusciti noi. Cretino.
Lo assaggio un’ultima volta per sentire se è cotto. A puntino.
Certo che potresti farmi dei complimenti. Come trovi il mio profilo? Cucchiaio di legno o cucchiaio di ferro?
Provaci con me dai…continua a guardarmi… scatta quella cazzo di fotografia e cambia angolatura… cambia posto… continua a guardarmi…
Mancano solo 3 minuti… facciamo 5 dai.

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